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Il mito del punto G

Per numerosi anni, medicina e scienza si sono completamente disinteressate del corpo femminile e del suo piacere. Così come del punto G.

Lo studio degli organi genitali femminili ha accumulato un tale ritardo che ancora oggi risultano sconosciuti sul piano delle connessioni nervose, dell’irrorazione sanguigna, dei tessuti erettili e delle ghiandole parauretrali.

Nel 1944, Ernst Gräfenberg, un medico e ginecologo tedesco, comunicò al mondo scientifico di aver individuato una «zona erogena situata sulla superficie parauretrale della parete anteriore della vagina» .

Questa è la zona interna dei genitali dove c’è il corpo spongioso che circonda e protegge l’uretra (il canale che collega l’orifizio uretrale alla vescica).

Successivamente anche Kinsey osservò una particolare sensibilità, per lo più circoscritta in un punto specifico. Esso è situato nella maggior parte dei casi nella parete anteriore della vagina, vicino al suo ingresso.

Nel 1981 nuovi studi approfondirono questi dati andando a constatare l’esistenza di questa zona e rinominandola punto G (dall’iniziale del suo “scopritore”). Nello specifico identificarono la sua collocazione a circa 5 cm dall’ingresso della vagina.

Da allora questo termine è diventato molto popolare e ha iniziato ad essere molto utilizzato anche nel linguaggio comune.

Proprio per la sua collocazione molti studi ritengono che la zona del punto G altro non sia che il punto in cui le radici interne della clitoride incrociano la spugna uretrale e che quindi sia questo a determinare la sensazione di piacere.

Ciò che è più sicuro è che la zona del “punto G” risponde in genere a un tipo di pressione più persistente, simile ad un massaggio.

Intorno al punto G si è creata una mitologia, come di un luogo segreto da scoprire o di una visione dei genitali femminili meccanicistica, dove “schiacciando” un punto si ottiene un orgasmo, dimenticando l’importanza della conoscenza del proprio corpo, dell’ascolto reciproco e dell’approccio non performativo indispensabili per il piacere.

Il punto G, che possiamo chiamare anche zona CUV (clitoro-uretro-vaginale), è una zona interna dei genitali femminili che comprende

  • i bulbi della clitoride che poggiano sull’uretra
  • alcune zone specifiche della vagina innervate da diramazioni del nervo vago
  • il complesso dello sfintere uretrale, ovvero spugna uretrale, prostata femminile e sfintere muscolare.

Non esistono coordinate specifiche per individuare questa zona che può variare molto da vagina a vagina.

È possibile cercarla percorrendo l’uretra dalla parete vaginale dal lato verso l’ombelico. Uno dei metodi più raccontati dalle persone che amano stimolare questa zona è di farlo con le dita, muovendole come per fare il gesto “vieni qui”.

Quando viene stimolata, si può avvertire una sensazione diversa, più intensa che può piacere come dare fastidio e a volte anche lo stimolo a urinare.

La zona del punto G può anche essere coinvolta nell’esperienza dell’eiaculazione femminile (squirting), anche se non è obbligatorio visto che alcune persone riescono a farlo anche con una stimolazione esterna della vulva e della clitoride.

È importante poi ricordare che eiaculare non sempre corrisponde all’avere un orgasmo.

Nel 1982, nel libro “Il punto G”, Alice Kahn Ladas, Beverly Whipple e John Perry riportarono in auge, in una versione più moderna, proprio la teoria dell’orgasmo vaginale associandolo anche alla questione dell’eiaculazione femminile.

L’esistenza di un punto G interno alla vagina venne quindi utilizzato per avvalorare la tesi del rapporto sessuale penetrativo come principale atto sessuale. Atto sessuale collegato alla riproduzione e tanto ben voluto anche sul piano sociale e culturale.

Da allora sono stati svolti varie ricerche ed esperimenti per comprendere meglio la zona del punto G.

Tutt’oggi non esiste una spiegazione univoca e scientificamente riconosciuta nè sulla sua collocazione nè sul funzionamento.

Il modo migliore quindi, se si è curios* su questa specifica possibilità di piacere, è conoscere e sperimentare la propria vagina con la dovuta cura e attenzione, giocando con diversi tipi di stimolazione (qui possono essere utili anche i sex toys ricurvi) e ascoltare che sensazioni arrivano.

Per alcune persone la zona del punto G potrebbe diventare un’ottima alleata per il proprio piacere e benessere sessuale. Per tutte le altre fortunatamente i nostri corpi sono provvisti di molte altre parti, nei genitali e non solo, predisposte al piacere.

Quindi va ricordato di non accanirsi, ogni vagina è diversa dall’altra quindi ogni persona deve trovare e scegliere le pratiche più adatte. Non ci si deve costringere ad adeguarsi ad errate aspettative sociali che spesso, come in questo caso, non hanno neanche sicuri riscontri scientifici.

FONTI
“Lei viene prima” Ian Kerner, edizioni Odoya
“Senza tabù” Violeta Benini, Fabbri editori
“Il segreto delle donne”, Elisa Brune-Yves Ferroul, Tea edizioni

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