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PINKWASHING

PINKWASHING E PURPLEWASHING

Sulla scia del greenwashing, nei primi anni Duemila iniziarono a verificarsi anche diverse pratiche di pinkwashing. Il termine fu coniato per la prima volta dall’associazione statunitense Breast Cancer Action, che con il lancio della sua campagna Think Before You Pink, nel 2002, decise di prendere posizione contro le aziende che fingevano di sostenere le persone malate di cancro al seno, guadagnando dalla loro malattia. La campagna, infatti, chiese più trasparenza e responsabilità da parte delle compagnie che decidevano di partecipare alle raccolte fondi, dal momento che spesso erano colpevoli di esibire il fiocchetto rosa (simbolo della lotta al tumore al seno) e di mostrarsi sostenitorз della causa, senza esserlo realmente e avendo come unico obiettivo quello di attirare più clientela.

Oggi il termine pinkwashing viene anche spesso utilizzato come sinonimo di purplewashing, il colore rappresentativo delle lotte per la parità di genere. Questo termine, infatti, è riferito alle politiche di marketing, soprattutto in Paesi occidentali che tentano di “lavare” il deficit di uguaglianza tra uomini e donne, evidenziando quanto in altre società ci siano disuguaglianze maggiori. Oltre che perpetuare una logica inutile e sterile, volta ad immaginare che ci sia sempre qualcunə in una situazione peggiore, spesso direttamente o indirettamente incentiva anche un messaggio e delle politiche islamofobe.

Esistono infiniti esempi di questo fenomeno: basti pensare a tutte quelle aziende che propongono sul mercato articoli che sensibilizzano lз potenziali consumatorз sul tema dell’emancipazione femminile, ma che nella pratica adottano pratiche non femministe, in particolare nei confronti dellз dipendenti – l’azienda H&M ne è la prova lampante, colpevole di sottopagare le sue lavoratrici. O ancora, Ivanka Trump che si presenta come un’imprenditrice a sostegno dell’indipendenza femminile, quando poi si dichiara orgogliosamente anti-abortista.

É evidente quanto queste pratiche risultino assolutamente inutili e per lo più dannose alla causa femminista, in quanto non contribuiscono in nessun modo a smantellare le strutture patriarcali della società.

La reazione che questi fenomeni hanno suscitato in molti fronti del femminismo è stata una solidarietà intersezionale ancora più forte. Ciò ha fatto sì che nascessero moltissime nuove iniziative di sostegno a minoranze doppiamente oppresse, come le donne migranti o persone di minoranze religiose e/o etniche. Da questo si evince quanto i diversi tipi di discriminazione e fenomeni di “washing” siano interconnessi e quanto una logica intersezionale sia sempre più necessaria.

FONTI

https://it.wikipedia.org/wiki/Pinkwashing

https://it.wikipedia.org/wiki/Purplewashing

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