Quando parliamo di clima e cambiamento climatico spesso la retorica che si porta avanti è quella che se ognunə facesse determinate azioni il pianeta ne gioverebbe. Questo è certamente vero ma non tiene conto di moltissimi aspetti più complessi della semplice volontà o meno di perseguire determinati comportamenti.
In tempi recenti si sta facendo sempre più strada un nuovo spirito ecologico che parte dalla consapevolezza che azioni che modificano fortemente la nostra quotidianità non verranno perseguite da molte persone e non per molto tempo, bisogna quindi focalizzarsi su piccole azioni che non stravolgano la vita di tutti i giorni ma che possano essere fortemente positive per l’ambiente.
Si cerca quindi di eliminare oggetti monouso come cannucce, piatti di plastica, alimenti pretagliati o confezionati a pezzi oppure di utilizzare mezzi pubblici il più possibile evitando mezzi privati come le auto.
Questa filosofia del “ma cosa ti costa evitare di usare una cannuccia” che spesso critica fortmente chi non ci aderisce nasconde una sottile ma sostanziale discriminazione.
Essa infatti esclude tutte le persone che non per volontà non possono aderire a questa filosofia.
Si parte dall’assunto che tutte le persone siano abili e possano rinunciare a questo tipo di oggetti o di comportamenti.
Nasce da questa riflessione la definizione di ecoabilismo ossia l’atteggiamento che deduce l’abilità totale di tutte le persone riducendo l’accessibilità ai mezzi di sostentamento delle persone con disabilità, sulla base del rispetto per l’ambiente.
La miccia che ha fatto scoppiare in maniera esponenziale questa riflessione è stato il caso delle arance sbucciate nel 2016 in America.
In quell’anno infatti si erano accese fortissime critiche da parte di ambientalistз sotto un’immagine di arance impacchettate già sbucciate.
Lз ambientalistз come la maggiorparte delle persone ha catalogato il comportamento come pigro e definito come uno spreco.
Di controtendenza a questi commenti sono intervenutз poi diversз attivistз per le persone con disabilità illustrando come questo tipo di prodotti fossero di estrema necessità per chi ha una limitata autonomia motoria degli arti superiori.
In Italia questo tipo di riflessione è arrivata nell’estate del 2020 dopo la pubblicazione di immagini simili a quella delle arance provenienti da supermercati esteri.
I commenti sotto i vari post che sono emersi hanno mostrato come nel nostro paese ci sia ancora una ignoranza generalizzata sulla complessità dei vissuti che possono toccare le persone con disabilità. A differenza dell’America infatti pochissimз attivistз si sono spesз a favore delle persone con limitazioni motorie e domande retoriche o insulti contro chi utilizza tali prodotti hanno preso il sopravvento.
Negli ultimi due anni molte politiche che sono state promosse da vari paesi stanno creando sempre più disagi a chi non può avere una piena mobilità.
Basta pensare a quanto sia complesso trovare cannucce monouso che possano avere la stessa facilità di utilizzo di quelle di plastica o banalmente quanti locali abbiano smesso di fornirle aз proprз clienti.
La riflessione che emerge è come il cambiamento climatico colpisca indistintamente sia persone con disabilità che persone abili ma anche quanto sia facile per lз attivistз e i governi ignorare l’impatto delle politiche ecosostenibili sulle prime.
Si è infatti criticato fortemente l’utilizzo di alcuni dispositivi medici usa e getta come se lз utenti ultimз potessero permettersi di non utilizzarli.
Quello che forse risulta di principale necessità è che le industrie e le corporazioni si prendano la responsabilità di produrre dispositivi e oggetti monouso in maniera più sostenibile senza far ricadere questa colpa sulə consumatorə finale che basa la propria autonomia ed esistenza su quei prodotti.
Per chiudere si può dire che l’impatto ambientale non è trascurabile e vanno trovate strategie per mitigarlo, è fondamentale per tuttз. Queste scelte non devono però ricadere su minoranze che già nella quotidianità si trovano in situazioni non agevoli.
Bisogna quindi trovare alternative sostenibili e accessibili anche da un punto di vista economico ad oggetti inquinanti nella nostra vita piuttosto che eliminarli completamente.
Il mondo in cui viviamo è abilista e fornisce moltissime sfide per chi non è “conforme” allo standard e la salvaguardia dell’ambiente non dovrebbe crearne delle nuove.
Per il futuro ciò che è auspicabile è che le persone con disabilità vengano incluse nei processi decisionali per le scelte ecosostenibili in modo da poter collaborare attivamente per la salvaguardia ambientale senza esclusione di nessunə.
La lotta deз attivistз per la disabilità e quella per l’ambiente non devono essere una contro l’altra ma una collaborazione che voglia cambiare il sistema alla base rendendolo vivibile per chiunque.
Solo facendo questo si potrà arrivare ad avere un movimente efficiente e intersezionale.
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