WHITE SAVIORISM: IL “BUON” COLONIALISMO

Ti ricordi di Rudyard Kipling e del suo “fardello dell’uomo bianco”? Come reagiresti se ti dicessi che quell’ideologia è ancora parte della nostra cultura, ma che ha semplicemente cambiato nome e forma? L’espressione “white savior” (dall’inglese: “salvatore bianco”) si riferisce a una persona bianca che fornisce aiuto a persone BIPOC (Black, Indigenous and People of Colour), spesso senza neanche domandarsi se questo aiuto sia necessario o indispensabile, nel contesto di aiuti umanitari o missionari. In questo articolo andremo ad analizzare insieme cos’è il “complesso del salvatore bianco”, le conseguenze che ha, come decostruire questa narrazione pericolosa e cosa possiamo fare nel concreto per migliorare e migliorarci.

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VICTIM BLAMING: LA COLPA NON È DELLA VITTIMA

COS'É IL VICTIM BLAMING? Il fenomeno del victim blaming consiste nella colpevolizzazione della vittima per il comportamento illegittimo che ha subito, in particolar modo molestie, violenze sessuali, stupri, fino ad…

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DIGITO ERGO SUM

Internet è la forma di comunicazione di massa più partecipativa che sia mai stata realizzata. Questo determina una concezione assolutamente nuova e diversa dell’identità, che si articola in forma mutevole a seconda dei luoghi, dei contesti, deз interlocutorз e delle scelte identitarie che si compiono. L’identità digitale si articola sulla base di un flusso continuo di informazioni, che vanno nelle più diverse direzioni e che sono affidate a una molteplicità di soggetti che costruisce, modifica e fa circolare cose. Allora, negare l’accesso alla rete significherebbe ledere diritti umani fondamentali, quali la libertà di espressione, il diritto all’informazione, all’istruzione, allo sviluppo e all’eguaglianza. Quindi, il diritto di accesso a internet è una libertà fondamentale il cui esercizio è strumentale all’esercizio di altri diritti e libertà costituzionali.

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Afghanistan: cosa sta succedendo?

I talebani sono entrati a Kabul e il Presidente afgano Ashraf Ghani si è dimesso (se n’è andato dopo avere promesso fino al giorno prima che Kabul non si sarebbe arresa). Da tre giorni infatti Kabul è controllata dal gruppo radicale estremista dei talebani. “Dopo aver definitivamente riconquistato l’Afghanistan domenica, prendendo il controllo della capitale Kabul e del suo palazzo presidenziale, i talebani hanno iniziato a sostituirsi alle forze di sicurezza afghane, operando già di fatto come nuovi governanti del paese.” (IlPost) Fra domenica e lunedì l’aeroporto di Kabul era il luogo del disastro: migliaia di persone cercavano di scappare dal paese, in molti casi anche attaccandosi agli aerei. Sono ormai diventate virali le immagini delle persone che cadono nel vuoto del cielo. Da ieri mattina sono ripresi i voli militari di evacuazione, ma non bastano. I voli sono pieni ma le persone da salvare sono molte di più. Oggi bisogna organizzarsi e creare un corridoio umanitario: un flusso migratorio legale, sicuro ed autorizzato che evita l’immigrazione clandestina e che permette di controllare le persone in entrata e di evitare infiltrazioni jihadiste. L’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati stima che siano 250 mila gli afghani costretti a fuggire dalle loro case, ma il numero è destinato ad aumentare. In un’Europa tuttora incapace di dare una risposta significativa e corale alla tragedia del crescente numero di persone che muoiono nel tentativo di raggiungere la salvezza o sono esposte a gravi abusi e sfruttamenti, i corridoi umanitari sono una via sicura e legale per l’ingresso nel nostro Paese di persone richiedenti asilo. Evidentemente, dalle notizie che abbiamo ricevuto e che continuiamo a ricevere, i nemici per i talebani esistono e le loro parole vanno decisamente prese con le pinze.

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LE DISCRIMINAZIONI AL CONTRARIO NON ESISTONO

Secondo l'Enciclopedia Treccani, una discriminazione è «il fatto di discriminare o di essere discriminato; distinzione, diversificazione o differenziazione operata fra persone, cose, casi o situazioni; diversità di comportamento o di riconoscimento di diritti nei riguardi di determinati gruppi politici, razziali, etnici o religiosi». Sebbene tale definizione risulti esplicativa, la sua formulazione può lasciare in dubbio sull'esistenza di alcune forme di discriminazione, il cui riconoscimento può risultare particolarmente pericoloso. Esaminiamo perchè.

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È così semplice procurarsi un’arma da fuoco negli Stati Uniti?

Quante volte di fronte a fatti di cronaca provenienti dal continente americano ci siamo chiestɜ: è vero che negli Stati Uniti tuttɜ possono comprare un’arma, anche lɜ minorenni? Quella della vendita nei supermercati è una leggenda? Il numero delle armi supera davvero quello deɜ cittadinɜ? Oggi, qui su Eduxo, proviamo a farci un’idea di come funziona la legislazione sulla vendita delle armi da fuoco negli Stati Uniti.

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Cos’è la deumanizzazione? Quanti tipi ne esistono?

Moltз di voi avranno studiato avvenimenti storici simbolo del fenomeno della deumanizzazione, ma avete mai sentito parlare di questa nello specifico? La deumanizzazione è l'esclusione di singole persone o di interi gruppi da una società – o perfino dal resto dell'umanità – attraverso strategie psicologiche e sociali di delegittimazione, ma anche mediante l’istituzione di barriere fisiche. Sicuramente vi saranno venuti in mente eventi storici non indifferenti. Ma non si ferma qui: la deumanizzazione è un fenomeno articolato che può anche assumere diverse sembianze.

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Famiglia si è o si fa?

Cosa possiamo definire famiglia? Ha ancora senso utilizzare questo termine al singolare? Se ogni persona chiudesse gli occhi e pensasse a cosa significa famiglia forse avrebbe un’immagine unica e diversa da tutte le altre. Come possiamo quindi regolamentare questa concezione così personale? Nello scorso secolo se lo sono chiestз moltз studiosз e anche se ad oggi non si ha una definizione unica sembra che si sia arrivatз ad un compromesso.

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Guantànamo: 2021 e violazioni dei diritti umani

Guantànamo è oggi un tragico simbolo delle violazioni dei diritti umani. Guantànamo è, dall’11 gennaio 2002, un centro di detenzione gestito dagli Stati Uniti d’America a Guantànamo Bay (Cuba). Dal 1898 è sede di una base navale statunitense e dal 1903 il territorio occupato dalle installazioni militari è stato affittato indefinitamente al governo USA. Su quest’area gli Stati Uniti hanno completa giurisdizione e controllo, ma riconoscono la sovranità del governo cubano, che però, nonostante le sue proteste, non ha modo di riottenerne il controllo: una situazione ancor più resa irrisolvibile dai cattivi rapporti tra Washington e il regime di Fidel Castro. Nel 1994 la base di Guantánamo è stata utilizzata dagli USA come luogo di soccorso per le migliaia e migliaia di profughз che fuggivano da Haiti in piena guerra civile. A partire dal 2001, le autorità militari hanno iniziato a costruire all’interno del perimetro della base una struttura detentiva provvisoria, il cosiddetto Camp X-Ray dove vennero ospitatз lз primз prigionierз della “guerra al terrore” nel gennaio 2002. Da quell’anno sono statз detenutз circa 1000 (o più) prigionierз provenienti da oltre 40 paesi del mondo. Circa 450 sono tutt’ora detenutз senza accuse o processi, perchè si, nessunә di loro è mai comparsә davanti a unә giudice, a unә avvocatә o a un tribunale. Gli Stati Uniti d’America abusano di loro fisicamente e psicologicamente, senza premure.

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Vent’anni dopo il G8 di Genova

Oggi è il 20 Luglio 2021 ed esattamente 20 anni fa l’aria che si respirava a Genova era di fuoco. Sono trascorsi vent’anni dai tragici eventi del G8 e poche settimane fa uscivano nuove pagine di cronaca (il caso del carcere di Santa Maria Capua Vetere) che, purtroppo, ci hanno riportato alla mente in modo fin troppo vivido quel 2001 che sembrava ormai lontano. Dal 19 al 21 Luglio 2001 si tenne a Genova la riunione del G8 (cioè si riunirono i capi di governo degli 8 maggiori Paesi industrializzati: Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito, Russia, Stati Uniti e i rappresentanti dell’Unione Europea). L’obiettivo chiave dichiarato del summit degli otto leader era “sconfiggere la povertà”. Individuare misure atte a sostenere l’economia dei Paesi più fragili attraverso una strategia integrata, soprattutto per il commercio e per investimenti in campo sociale. Mentre all’interno del Palazzo Ducale i capi di Stato discutevano questi obiettivi, fuori, per le strade di Genova e soprattutto all’interno della scuola Diaz e nella caserma di Bolzaneto, il livello di violenza cresceva di ora in ora. Molte delle persone presenti dichiarano che in quei tre giorni lo stato di diritto venne meno in molte delle situazioni che si crearono. Amnesty International sostenne in seguito che quella che ebbe luogo a Genova in quei giorni fu la «più grave sospensione dei diritti democratici in un Paese occidentale dopo la Seconda guerra mondiale».

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