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I nostri ecosistemi invasi dalle specie aliene invasive – Granchi Blu e Gamberi Killer

Se siete persone appassionate di escursioni in ambienti naturali, vi sarà capitato di visitare zone lacustri dalle acque limpide e circondate da canneti. Sono tipiche aree di ritrovo di uccelli acquatici, in cui riposano e si cibano durante le loro migrazioni, luoghi particolari e mete predilette per birdwatchers.

Tra aironi, pesci, ranocchie e molto altro, queste zone possono essere ricche di biodiversità e, per questo, l’Unione Europea si impegna a proteggerle, oltre che per la loro particolare estetica. Eppure, nonostante i nostri sforzi, queste perle naturali non sono mai abbastanza lontane da una delle più grandi minacce alla biodiversità, che il mondo sta affrontando in quest’era.

Un esempio di zona lacustre, anche dette zone umide. Foto di James Wheeler, Pexels

L’acqua cristallina e immobile si intorpidisce, colorandosi di un colore marrone come se fosse fanghiglia. Le piante acquatiche verde smeraldo scompaiono, rimpiazzate da gialle melme galleggianti. Della variegata comunità di uccelli acquatici rimane solo qualche esemplare di anatra o poco più e del gracidare delle rane rimane solo un ricordo lontano.

Questa descrizione rappresenta l’opera di una specie aliena invasiva: Procambarus clarkii, più comunemente noto come “gambero rosso della Louisiana”, o se preferite “gambero killer”, una calamità per la biodiversità degli ecosistemi d’acqua dolce.

STIAMO PARLANDO DI ALIENI?

Ovviamente con “specie aliena invasiva” non si intende una specie che arriva da un altro pianeta ma bensì una specie proveniente da altre parti del mondo e che per qualche motivo ha raggiunto un nuovo ecosistema dove prima non era presente, diffondendosi e diventando appunto invasiva.

Il gambero killer non è l’unica specie di questo tipo presente in Italia, pensiamo ad esempio al granchio blu (Callinectes sapidus), avvistato per la prima volta lungo le coste della penisola circa 70 anni fa, o alla nutria, alla zanzara tigre, al procione, ecc.

L’elenco sarebbe infinito, anche perché il numero di specie coinvolte è in continuo aumento e, infatti, con il passare del tempo sono sempre di più le specie aliene che raggiungono l’Italia, così come altre parti del mondo.

Un esemplare di gambero killer, Fonte: Pexels

Possiamo identificare due motivazioni che spingono questi organismi a raggiungere nuovi ecosistemi:

1) Le specie sono per loro natura portate a migrare e a diffondersi. Bisogna anche considerare che il cambiamento climatico e il surriscaldamento globale stanno modificando le condizioni ambientali in tutto il mondo, promuovendo alcune di queste migrazioni;

2) A volte è proprio l’essere umano a trasportarle in altre aree del globo. Questo per esempio è il caso del granchio blu, trasportato fino al Mediterraneo tramite le acque di zavorra delle navi.

L’INVASIONE E LA RESISTENZA

Una volta arrivate in un nuovo ecosistema, saranno solo le specie più adattabili e prolifiche a sopravvivere e a diffondersi. Queste predano le specie locali o entrano in competizione con loro per cibo, rifugi, e zone di riproduzione. La loro azione intacca la rete ecologica dell’ecosistema, provocando talvolta una vera e propria trasformazione del paesaggio. Capita anche che vadano a intaccare l’economia locale, come ha fatto il granchio blu danneggiando gli allevamenti ittici.

Un esemplare di granchio blu, predatore di molte specie marine, tra cui anche molluschi d’allevamento come cozze e vongole.

Foto di Mark Stebnicki, Pexels

Purtroppo è molto difficile liberarsi di una specie aliena invasiva. Di solito l’unica cosa che si può fare è cercare di tenerle sotto controllo, per esempio con catture selettive effettuate periodicamente.

L’unica grande arma che abbiamo contro queste invasioni è di fatto la prevenzione. Ciò è possibile tramite controlli alle frontiere, per esempio usando sistemi di filtraggio per l’acqua di zavorra. Questo non eliminerà completamente la possibilità che una nuova specie aliena giunga in un posto nuovo ma limiterà il numero di casi in cui ciò avviene. Inoltre, anche i nostri stessi ecosistemi possono funzionare da barriere se mantenuti in buone condizioni. 

Esempio di ecosistema fluviale. Foto di Marta Wave, Pexels

Le specie aliene invasive rappresentano una componente importante della crisi ambientale che stiamo attraversando e una delle principali minacce alla biodiversità attuale, che si trova già sotto attacco a causa della distruzione degli ecosistemi da parte dell’essere umano, dell’inquinamento, dell’innalzamento delle temperature e del cambiamento climatico.

È molto improbabile che riusciremo a debellare le invasioni che stanno avvenendo intorno al globo, ma possiamo rallentarne l’avanzata, e limitare il numero di nuove invasioni che avverranno in futuro. Per questo scopo, è fondamentale sensibilizzare le persone sui temi ambientali ma con ragionevolezza, senza allarmismi controproducenti, in modo da diffondere la consapevolezza sulla crisi che stiamo attraversando e promuovendo scelte politiche razionali. 

Le persone appassionate di escursioni in natura visitano tanti posti diversi indossando gli stessi scarponi, mentre le specie aliene, essendo spesso organismi molto piccoli come batteri o microfunghi, possono spostarsi rimanendo attaccati alle suole delle scarpe. Una buona pratica da seguire, prima di fare un’escursione in un’area protetta, per esempio, è quella di passare un po’ di alcool sotto la suola delle scarpe per eliminare questi clandestini.

Adottate anche voi questo piccolo accorgimento quando partite per un’escursione in un’area protetta.

Informatevi sui Quaderni Habitat sulla pagina del Ministero dell’Ambiente (https://www.mase.gov.it/pagina/i-quaderni-habitat-collana) per scoprire la ricchezza degli habitat della nostra penisola.

Articolo di: Davide Fundaró

Revisionato da : Marta Finazzi

Grafica: Federica Marino

FONTI

1: “Ventimila specie (o quasi) sotto il mare” di Andrea Bonifazi

2: https://www.wired.it/article/granchio-blu-vongole-italia/

3: https://www.wired.it/article/granchio-blu-ibis-sacro/

4: https://www.int-res.com/articles/theme/m558p161.pdf

5: https://besjournals.onlinelibrary.wiley.com/doi/full/10.1046/j.1365-2664.2000.00553.x

6: https://www.pnas.org/doi/full/10.1073/pnas.091093398

7: https://scholar.sun.ac.za/server/api/core/bitstreams/bccfa2f2-b6bb-4409-851d-ddc71759a102/content

8: https://link.springer.com/article/10.1186/2190-4715-23-23

9: https://journals.plos.org/plosone/article?id=10.1371/journal.pone.0024733

10: https://doc.rero.ch/record/317953/files/10530_2011_Article_160.pdf

11: https://besjournals.onlinelibrary.wiley.com/doi/pdf/10.1111/j.1365-2664.2008.01600.x

12: https://www.specieinvasive.it/file/schede/Specieinvasive.it-Gambero_rosso_della_Louisiana.pdf

13: https://www.researchgate.net/profile/Salvador-Sanchez-Carrillo/publication/225203465_The_influence_of_Procambarus_clarkii_Cambaridae_Decapoda_on_water_quality_and_sediment_characteristics_in_a_Spanish_floodplain_wetland/links/580f21e308ae51b863976a9d/The-influence-of-Procambarus-clarkii-Cambaridae-Decapoda-on-water-quality-and-sediment-characteristics-in-a-Spanish-floodplain-wetland.pdf

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