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Cybercondria

Cybercondria? Al giorno d’oggi un numero sempre maggiore di persone usa Internet per cercare informazioni mediche e per analizzare problemi personali di salute.  Il fatto che Internet sia accessibile, economico e soprattutto anonimo, fornisce all’utente un incentivo maggiore nell’utilizzo di tale strumento.

In particolar modo, l’anonimità permette di ottenere informazioni senza scontrarsi con sentimenti d’imbarazzo. 

Alcun* ricercator* sostengono che ottenere informazioni online possa avere un effetto positivo nel limitare le barriere comunicative tra utenza e le professioni sanitarie, agevolando un senso di partecipazione attiva nelle decisioni e discussioni inerenti alla salute.

Purtroppo però, questo comportamento di ricerca online legata alla propria salute può sfociare in cybercondria.

Questo fenomeno, relativamente nuovo, è oggetto di dibattiti scientifici e clinici a causa della difficoltà nel trovare una definizione unanime e per la complessità nell’identificazione di pattern di comportamento associati ad altre problematiche psicologiche.

Ad oggi si sono individuati tre punti focali per descrivere il costrutto e le manifestazione di cybercondria sottolineando come l’azione di cercare online è compulsiva e ha lo scopo principale di ottenere una rassicurazione.

Le ricerche online portano a un iniziale sollievo che presto viene  sostituito da distress e ansia durante e dopo le ricerche online.

La vita della persona risente di tale comportamento, ricercare online diventa una priorità rispetto ad altre attività e interessi, nonostante le conseguenze emotive negative che la persona esperisce durante e dopo le ricerche online. Questi comportamenti sono rafforzati dal modo in cui Internet presenta e fornisce le informazioni basandosi su algoritmi che promuovono l’informazione più cliccata piuttosto che l’informazione più coerente con la domanda posta dall’utente. 

Il termine CYBERCONDRIA nasce dall’unione di 

  • Cyber cyber- ‹sàibë›, all’ital. ‹sàiber›. – Primo elemento di parole composte della terminologia informatica angloamer., tratta dall’agg. cybernetic «cibernetico», che alla cibernetica appunto fa riferimento.
  • Ipocondria [dal lat. tardo hypochondria, che è dal gr. (τὰ) ὑποχόνδρια, comp. di ὑπο- «ipo-» e χόνδρος «cartilagine»]. –  Nel linguaggio medico, preoccupazione ansiosa, organicamente infondata, relativa alla propria salute o alla condizione di particolari organi interni.

Uno studio del 2012 in cui hanno partecipato più di 12.000 persone in 12 diversi paesi (Italy, Germany, Brazil, China, India, Mexico, USA, Australia and Russia) ha riportato che :

  • Il 75% dei soggetti usa Internet per ricerche relative alla salute
  • Il 46% dei soggetti usa Internet per effettuare un auto-diagnosi
  • Il 39% dei soggetti usa Internet per connettersi con persone che hanno lo stesso problema di salute 

Nell’interpretare questi dati bisogna avere cautela : non tutte le ricerche online riguardanti la salute entrano nella categoria problematica di cybercondria!

Prima di avvicinarsi verso una definizione di cybercondria è importante soffermarsi su un’importante distinzione: 

  • Le ricerche online di solito hanno scopo informativo e riescono nell’intento di fornire dati al fine di rassicurare la persona, e/o provvedere informazioni nuove per attivarsi nel richiedere un supporto medico.

Tali ricerche aumentano di frequenza alla presenza di ansia per la salute. Tale ansia può essere spiegata come l’interazione di pensieri, comportamenti e fattori fisiologici che causano distorsioni e scorrette interpretazioni di evidenze e sensazioni fisiche che portano a pensare di soffrire di una grave malattia. 

Come si manifesta e come si definisce la cybercondria?

Questo termine nasce per descrivere dei comportamenti che sono diversi da semplici ricerche online, e diversi da comportamenti online con la presenza di ansia per la salute.

Il dibattito scientifico e clinico è aperto e a oggi non c’è una definizione unanime. 

Di recente alcun* ricercator* hanno contestualizzato il fenomeno di cybercondria identificando tre aspetti principali:

  1. L’azione di cercare online è compulsiva e ha lo scopo principale di ottenere una rassicurazione.
  2. Nel caso la ricerca porti a un iniziale sollievo e rassicurazione, tale sentimento dura molto poco prima di essere sostituito da distress e ansia durante e dopo le ricerche online.
  3. Ricercare online diventa una priorità rispetto ad altre attività e interessi della persona, nonostante le conseguenze emotive negative che la persona esperisce durante e dopo le ricerche online.

Un altro aspetto importante caratteristico è l’apparente (s)fiducia nelle professioni mediche.

Spesso le persone che soffrono di cybercondria cercano supporto medico specialistico, ma purtroppo poco dopo il momentaneo sollievo, le loro paure si protraggono e spesso si amplificano.

Non dobbiamo dimenticarci che Internet è uno strumento che funziona con algoritmi, e di conseguenza, le ricerche che eseguiamo online sono influenzate dal modo in cui le informazioni sono fornite dal motore di ricerca. 

Quando individui s’impegnano in una ricerca online relativa alla salute, tendono a cliccare sulle informazioni che appaiono più eclatanti e drammatiche, anche se potrebbero essere le meno plausibili: è più probabile che l’utente clicchi sulla sezione “sintomi del cancro al cervello” piuttosto che “sintomi del mal di testa”.

La classifica delle ricerche online sulla salute segue algoritmi associati alla frequenza dei risultati cliccati, piuttosto che la reale probabilità della relazione tra il termine di ricerca iniziale e i risultati della ricerca

Questo processo crea ricerca online che amplificano e intensificano l’angoscia e l’ansia per la salute.

Tale ansia si traduce in comportamenti ripetitivi di ricerca alla rassicurazione online, usando tempo e togliendo energie alla persona. 

La ricerca d’informazioni mediche online mira a trovare spiegazioni di sensazioni o sintomi fisici espressi dagli individui; di conseguenza, la ricompensa finale è scoprire la spiegazione “perfetta”

A causa della grande quantità di dati disponibili su Internet, la persona può sentirsi sovraccaricata  e questo può rafforzare la ricerca eccessiva e prolungata per raggiungere le prove desiderate.

FONTI

McDaid, D., & Park, A. (2012). Bupa health pulse 2010—online health: untangling the web.

Starcevic, V., & Berle, D. (2013). Cyberchondria: towards a better understanding of excessive health-related Internet use. Expert Review of Neurotherapeutics13(2), 205-213.

Starcevic, V., Baggio, S., Berle, D., Khazaal, Y., & Viswasam, K. (2019). Cyberchondria and its relationships with related constructs: a network analysis. Psychiatric quarterly90(3), 491-505.

Vismara, M., Caricasole, V., Starcevic, V., Cinosi, E., Dell’Osso, B., Martinotti, G., & Fineberg, N. A. (2020). Is cyberchondria a new transdiagnostic digital compulsive syndrome? A systematic review of the evidence. Comprehensive Psychiatry, 152167.

Joachims, T., Granka, L., Pan, B., Hembrooke, H., & Gay, G. (2017). Accurately interpreting click through data as implicit feedback. In ACM SIGIR Forum (Vol. 51, No. 1, pp. 4-11). New York, NY, USA: Acm.

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