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Lavoro minorile: il crollo dei diritti dell’infanzia

“Un bambino defraudato della sua infanzia sarà un adulto incapace di relazionarsi”, esordisce così la Dott.ssa Monaco, psicologa e psicoterapeuta, argomentando sull’annosa questione del lavoro minorile.

“Privato della possibilità di relazionarsi con i suoi pari, una preziosa opportunità che solitamente si sfrutta sui banchi di scuola, il bambino che dedica tutta la sua giornata al lavoro fisico, isolato, o a contatto solo con altri adulti intenti nella stessa occupazione, rischia di non sviluppare alcun interesse nell’instaurare rapporti con gli altri e questo può condurre a insicurezza, scarsa autostima, disturbi dell’attenzione, antisocialità, finanche a problematiche legate all’uso di sostanze stupefacenti, alcol e tabacco”. 

“Un quadro così”, ci spiega la Dottoressa, “ha bisogno di essere analizzato nei dettagli, considerando tutte le numerose implicazioni derivanti dalla condizione di povertà, di trascuratezza, dal rapporto con la figura genitoriale, dalla presenza o assenza di un caregiver (non necessariamente un parente) che espleti il ruolo fondamentale di punto di riferimento e di protettore, essenziale durante il percorso di crescita di ognuno di noi.”

Ogni bambinə ha il diritto di crescere in condizioni di sicurezza, di scoprire nei modi e nei tempi giusti se stessə e le proprie potenzialità e attitudini, di essere presə in considerazione e ascoltatə per ciò che lə riguarda direttamente. Lo ha sancito l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 20 novembre 1989, approvando la Convenzione sui Diritti dell’Infanzia (Convention on the Rights of the Child, CRC), ratificata dall’Italia il 27 maggio 1991 con la Legge n. 176. 

La Convenzione dimostra l’impegno di 196 paesi membri a rispettare e garantire i diritti di ogni fanciullə, senza distinzione di sorta.

L’interesse superiore deə fanciullə è l’aspetto prioritario, da tutelare in ogni caso e deve essere considerato preminente. All’interno del documento vengono esposti quattro principi fondamentali: 

  • Non discriminazione
  • Interesse superiore
  • Diritto alla vita, alla sopravvivenza e allo sviluppo deə bambinə o dell’adolescente
  • Ascolto delle opinioni del minore.

54 articoli in totale, a cui si affiancano tre protocolli facoltativi approvati dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 2000 e nel 2011.

I numeri del lavoro minorile

L’UNICEF (Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia) e l’OIL (Organizzazione Internazionale del Lavoro) stimano che lɜ bambinɜ costrettɜ a lavorare nel mondo siano più di 150 milioni. Questi dati sono descritti all’interno della stima globale (Child Labour: Global estimates 2020, trends and the road forward) elaborata congiuntamente da questi due enti nel 2020, in occasione della Giornata mondiale contro il lavoro minorile, che si celebra ogni anno il 12 giugno. 

L’elaborato evidenzia che negli ultimi 5 anni la percentuale deɜ bambinɜ coinvoltɜ in situazioni di sfruttamento è in crescita rispetto al periodo 2000-2016. I progressi che si erano compiuti nel primo decennio del 2000 sono a rischio annullamento, a causa della crisi scatenata dal Covid 19 e dalle guerre. 

Le aree del mondo principalmente interessate dal fenomeno sono per la maggior parte quelle più povere:

  • Africa Subsahariana
  • America latina
  • Caraibi

I principali settori in cui vengono impiegati lɜ bambinɜ sono:

  • Agricolo (70%)
  • Servizi (20%)
  • Fabbriche (10%)

Le fasce d’età coinvolte:

  • 28% tra i 5 e gli 11 anni
  • 35% tra i 12 e i 14 anni

Il lavoro minorile è una piaga sociale dai molteplici risvolti negativi. Non solo danneggia e compromette la vita e la salute fisica e mentale deɜ bambinɜ coinvoltɜ, azzerando i loro diritti e limitando le loro prospettive per il futuro, ma alimenta anche la spirale di povertà da cui la situazione deriva e per cui risulta sempre più difficile risolvere la crisi.

Per invertire la rotta serve:

  • Protezione e sostegno sociale
  • Aumento degli investimenti a garanzia di un’istruzione di qualità per tuttɜ lɜ bambinɜ
  • Promozione di lavori dignitosi per gli adulti, far sì che non debbano ricorrere all’aiuto deɜ bambinɜ per generare un reddito familiare
  • Porre fine a regole discriminatorie e di genere
  • Investire in sistemi di protezione sociale e sviluppo.

Lo scenario odierno obbliga a menzionare anche la piaga della guerra.

Non solo quella in Ucraina, molte guerre distruggono oggi la vita e il futuro di migliaia di bambinɜ e delle loro famiglie. I conflitti ostacolano i diritti dell’infanzia in una maniera brutale e traumatica e lasciano aɜ minori traumi di natura sia fisica che psichica, costringendolɜ a condizioni di estrema indigenza. C’è chi è costrettǝ ad arruolarsi nelle forze armate e chi lo fa volontariamente, per sopperire alla fame e alla miseria. 

In Yemen, all’estremità sud-occidentale della Penisola Arabica, e in Siria, nell’Asia sud-occidentale, la guerra dura da anni e ha scatenato una crisi umanitaria che avrà ripercussioni per molto tempo. In questi paesi la carenza di cibo, acqua potabile, servizi igienici, assistenza medica e il veloce propagarsi di epidemie hanno messo in ginocchio la popolazione. 

Intere generazioni di bambinɜ non hanno conosciuto che la guerra. Prendere coscienza di questi scenari è un dovere di tuttɜ.

Fonti

Articolo di: Alessia De Luca

Revisionato da: Michela Fasano e Guia Bonariva

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