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L’impiego del nucleare in Europa

Non tutti sanno che oggi le centrali nucleari producono circa 1/3 dell’elettricità e 1/7 dell’intera energia consumata nell’Unione Europea.

L’energia nucleare rappresenta un’alternativa agli altri combustibili fossili ed è un componente critico dei mix energetici di tutti gli Stati europei, Italia compresa.

Dopo l’incidente di Čhernobyl, in Italia si è aperto un dibattito sul nucleare, arrivando poi ad un referendum nel 1987 dove vinse il no e portò alla chiusura dei reattori di Caorso, Garigliano, Latina e Trino Vercellese.

Nel 2011, dopo il disastro di Fukushima, l’Italia si allontanò definitivamente dall’ipotesi del nucleare.

Il Belgio chiuse temporaneamente due impianti dopo la scoperta di crepe nel nocciolo e la Germania si impegnò nello smantellamento delle proprie centrali entro il 2022.

Lo sviluppo di reattori nucleari di 4° generazione è una delle priorità di ricerca dell’Unione europea. La Commissione europea ha infatti proposto uno stress test per tutte le centrali nucleari in Europa.

Si vuole dimostrare che gli impianti nucleari europei sono in grado di sopportare incidenti come quelli di Fukushima. Si propone questo tipo di test anche a paesi limitrofi che fanno uso di energia nucleare.

L’UE possiede un sistema di allarme denominato ECURIE.

Questo fu installato dopo il disastro di Čhernobyl che, nel caso, notificherebbe immediatamente a tutte le autorità nazionali un imminente pericolo nucleare.

Con la Brexit, la Gran Bretagna ha portato con sé al di fuori dei confini dell’UE le proprie 18 centrali atomiche e il 7% dell’energia nucleare prodotta.

In Francia l’ex presidente Hollande aveva fissato come anno limite il 2025 per la riduzione dal 75% al 50% della dipendenza da energia nucleare. Il presidente Macron non ha ancora confermato il mantenimento di questo impegno.

In Europa più della metà dell’elettricità che deriva da fonti a basso impatto ambientale viene proprio dalle 128 centrali atomiche (di cui 58 francesi) installate in 14 dei 27 Stati europei.

Un nucleare sicuro, sarà davvero il futuro energetico europeo?

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