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Giornata Mondiale di commemorazione e dignità delle vittime di genocidio e della prevenzione di questo crimine

Oggi è la giornata mondiale di commemorazione e dignità delle vittime di genocidio e della prevenzione di questo crimine. “Il genocidio è il più odioso dei crimini, che spazza tutto ciò che tocca in uno tsunami di odio e distruzione. È un attacco ai nostri più fondamentali valori condivisi. […] La Convenzione sul Genocidio, adottata dall’ONU nel 1948 sull’onda dell’Olocausto e della II Guerra Mondiale, fu il primo trattato su diritti umani adottato dall’Assemblea Generale. [..] Il genocidio non manca mai di scuotere la coscienza del mondo quando avviene. Ma non viene mai commesso senza chiari, molteplici segni premonitori. Le vittime sono spesso il bersaglio di discorsi d’odio, discriminazione e violenza. Una delle nostre sfide residue, 72 anni dopo l’adozione della Convenzione sul Genocidio, consiste nel riconoscere tali segni in maniera tempestiva e agire di conseguenza” diceva lo scorso anno il Segretario generale dell’ONU. 

Lo scopo della giornata è quello di aumentare la consapevolezza sulla Convenzione sul genocidio e sul suo compito di combattere e prevenire il crimine di genocidio, e di commemorare e onorare le sue vittime.

La convenzione sul genocidio (articolo 2) definisce il genocidio come “qualsiasi dei seguenti atti commessi con l’intento di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etico, razziale o religoso, tra cui:

  • uccidere membri del gruppo
  • causare gravi lesioni mentali o fisiche ai membri del gruppo
  • sottoporre deliberatamente il gruppo a condizioni di vita intese a provocare la sua distruzione fisica totale o parziale
  • imporre misure volte ad impedire le nascite all’interno del gruppo
  • trasferire forzatamente i bambini da un gruppo ad un altro

La Convenzione conferma che il genocidio, commesso in tempo di pace o di guerra, è un crimine che secondo il diritto internazionale le Parti contraenti si impegnano a prevenire e a punire (articolo1). La responsabilità primaria di prevenire e fermare il genocidio spetta allo Stato.

Prevenzione del genocidio:

Per prevenire il genocidio e i conflitti volti allo sterminio etnico, è importante conoscere le loro cause originarie.

Mentre i conflitti hanno diverse cause, i conflitti volti allo sterminio etnico sono basati sull’identità. Il genocidio e le atrocità ad esso connesse tendono a verificarsi in società con diversi gruppi nazionali, razziali , etnici o religiosi che sono bloccati nei conflitti identitari.

E non sono semplicemente le differenza di identità, reali o percepite, che generano il conflitto, ma quello che queste differenze implicano, in termini di accesso al potere e alla ricchezza, ai servizi e alle risorse, all’occupazione, all’opportunità di sviluppo, alla cittadinanza e al godimento dei diritti e delle libertà fondamentali. Questi conflitti sono fomentati dalla discriminazione, dai discorsi che incitano all’odio e alla violenza e ad altre violazioni dei diritti umani.

In termini di prevenzione, il passo fondamentale è quello di identificare i fattori (pratiche discriminatorie) in una specifica situazione che portano o giustificano disparità acute nel trattamento di una popolazione variegata, e di cercare modi per diminuire ed eventualmente eradicare queste possibili cause di violenza genocida.

Dato che nessun paese è perfettamente omogeneo, il genocidio è una vera sfida globale.

In occasione del vertice mondiale del 2005, gli Stati Membri si sono assunti l’impegno di proteggere la loro popolazione dal genocidio, dai crimini di guerra, dalla pulizia etnica e dai crimini contro l’umanità, nonchè dall’incitamento agli stessi.

Hanno convenuto che quando gli Stati hanno bisogno di assistenza per onorare tale responsabilità, la comunità internazionale deve essere pronta ad aiutarli, quando essi falliscono palesemente nel proteggere le loro popolazioni da questi crimini, la comunità internazionale deve essere pronta ad agire, collettivamente, in conformità con la Carta delle Nazioni Unite. L’azione viene intrapresa quando la prevenzione fallisce. Pertanto, la prevenzione è la base del principio della responsabilità di proteggere.

Questi tre pilastri della responsabilità di proteggere sono articolati nel documento finale del vertice mondiale (A / RES / 60 /1, par. 138-140), e formulati nel Rapporto del Segretario Generale del 2009 sull’Implementazione della Responsabilità di proteggere.

L’impegno politico fatto dagli Stati Membri nel 2005 è profondamente radicato nel diritto internazionale, compresa la Convenzione sul Genocidio.

(Estratto da: ONU ITALIA)

Genocidi attualmente in atto nel mondo (da Large Movements APS)

Nonostante gli impegni e le promesse degli Stati firmatari della Convenzione sul Genocidio però, nel mondo oggigiorno ne vengono perpetrati ancora molti e spesso la comunità internazionale vi assiste rimanendo colpevolmente in silenzio.

Di seguito, se ne riportano brevemente alcuni a titolo informativo ed allo scopo di far comprendere la drammatica attualità del fenomeno:

Popolazione cinese di etnia Uigura:

Recentemente balzata all’attenzione della comunità internazionale a seguito della dichiarazione storica di Papa Francesco che li ha annoverati tra i popoli perseguitati moderni. Nello specifico si tratta di una consistente fetta della popolazione di fede musulmana che abita in prevalenza nella regione cinese dello Xinjiang. Da anni Ong e le agenzie dell’Onu ne denunciano la drammaticità delle condizioni nelle quali il governo cinese lǝ costringe a vivere. Milioni di Uigurз infatti sono detenutз in veri e propri campi di rieducazione, che di fatto altro non sono che dei veri e propri campi di concentramento. Il governo cinese inoltre, ha poi sottoposto le donne di questa etnia a sterilizzazione forzata provocandone un’enorme contrazione demografica. A riprova di questo sta il fatto che dal 2015 al 2018, il tasso di natalità nella regione dello Xinjiang è passato dai 22 nati all’anno per ogni abitante, agli 8. Il governo cinese continua a negare ogni addebito e nessuna inchiesta internazionale per accertarne la responsabilità e comminare sanzioni è mai stata condotta a riguardo; 

Popolazione Yazida in Iraq:

La storia drammatica di questo genocidio è stato portato alla ribalta nell’opinione pubblica da Nadia Murad, insignita del premio Nobel per la Pace nel 2018 per il suo impegno a denunciare e mettere fine al ricorso dello stupro come arma di guerra. Il genocidio al quale si fa riferimento è solo il 74esimo perpetrato nei confronti della popolazione Yazida. Lз Yazidi sono di etnia curda ma se ne distinguono per il credo: sono seguaci dello yazdanesimo, una religione pre-islamica. Per questo motivo sono da sempre statз perseguitatз ma nel 2014 questa persecuzione ha raggiunto i livelli della pulizia etnica vera e propria quando l’Isis decide di assassinare, torturare, rapire circa 12 mila yazidi. Si stima poi, che circa 6.800 tra donne e bambini – tra cui Nadia Murad – siano state deportate e sottoposte ad abusi sessuali e ogni genere di violenza. Tremila yazidi risultano ancora dispersi ma, nonostante gli impegni formalmente assunti dalla comunità internazionale, al momento solo 170 di questi sono stati ritrovati.

Popolazione aborigene dell’America Latina:

Data la sistematica distruzione della Foresta Amazzonica per mano del governo brasiliano, coadiuvato da quello statunitense e dalle multinazionali, intere popolazioni stanno via via scomparendo. Quelle che rimangono stanno strenuamente continuando la battaglia legale per preservare la foresta e conseguentemente, la loro stessa esistenza. Battaglia questa che, per via dei grandi interessi economici in gioco, sembra essere ormai persa rappresentando una delle maggiori sconfitte della comunità internazionale in quanto quella che grandemente rende manifesta la predilezione della stessa a tutelare il capitale e gli investimenti esteri piuttosto che il diritto alla vita ed alla casa di queste persone.

Purtroppo questi sono solo 3 casi esemplificativi ma genocidi sono attualmente in atto in molte nazioni Africane, in Myanmar, nel Sud-est Asiatico e nel restante dell’America Latina.

“Nuove concezioni richiedono nuovi termini. Con “genocidio” intendiamo la distruzione di una nazione o di un gruppo etnico. Questa nuova parola, coniata dall’autore per denotare una vecchia pratica nel suo sviluppo moderno, è formata dall’antica parola greca genos (razza, tribù) e dal latino cide (uccidere), corrispondendo così nella sua formazione a parole come tirannicidio, omicidio, infanticidio, etc. Parlando generalmente il genocidio non significa necessariamente l’immediata distruzione di una nazione, eccetto quando è accompagnata dal massacro di tutti i membri di una nazione. Vuole piuttosto indicare un piano coordinato di azioni differenti con lo scopo di distruggere i fondamenti essenziali della vita di gruppi nazionali, con l’obiettivo di annientare i gruppi stessi. Gli obiettivi di un simile piano sono la disintegrazione delle istituzioni politiche e sociali, della cultura, del linguaggio, dei sentimenti nazionali, della religione, dell’esistenza economica dei gruppi nazionali, la distruzione della sicurezza personale, della libertà, salute, dignità e perfino della vita degli individui che appartengono a tali gruppi. Il genocidio è diretto contro un gruppo nazionale come un’entità e le azioni coinvolte sono dirette contro gli individui non in quanto tali ma come membri di un gruppo nazionale”

LEMKIN R., Axis Rule in Occupied Europe: Laws of Occupation – Analysis of Government – Proposals for Redress, Washington D.C., Carnegie Endowment of International Peace, 1944, p. 79

FONTI:

Organizzazione Nazioni Unite Italia

Parlamento Europeo: https://www.europarl.europa.eu/meetdocs/2014_2019/plmrep/COMMITTEES/AFET/PR/2017/04-11/1118982IT.pdf

Testo completo della convenzione: https://www.bundespublikationen.admin.ch/cshop_mimes_bbl/8C/8CDCD4590EE41EE78FD1C61DAF92F192.PDF

https://it.wikipedia.org/wiki/Genocidio

https://www.giappichelli.it/media/catalog/product/excerpt/9788892111684.pdf

LEMKIN R., Axis Rule in Occupied Europe: Laws of Occupation – Analysis of Government – Proposals for Redress, Washington D.C., Carnegie Endowment of International Peace, 1944, p. 79

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