Il termine “femminicidio” è stato utilizzato nel 2004 dall’antropologa messicana Marcela Lagarde con lo scopo di attirare l’attenzione politica sulla situazione vissuta dalle donne in Messico. La parola “femminicidio” è ancora molto criticata e non compresa. Spesso le critiche riguardano l’inutilità di utilizzare un termine di questo tipo, a sostegno dell’idea che la parola “omicidio” non dovrebbe vedere distinzione di sesso e genere. Se andiamo a leggere i dati ISTAT vediamo che la quasi totalità degli omicidi è commessa da uomini (gli uomini si ritrovano tra gli autori nel 98% dei casi di omicidio) e la maggior parte di essi sono commessi nei confronti di donne che l’omicida conosceva o con cui intratteneva una relazione sentimentale (generalmente mariti, ex compagni, fidanzati, ex fidanzati, amanti, fratelli o colleghi di lavoro). Nonostante il numero di omicidi cali costantemente, quelli contro le donne sono rimasti pressochè invariati, e questo ci fa pensare che il problema della violenza contro le donne sia strutturale.
In tutto ciò, le statistiche ci dicono che una grossa fetta dei femminicida poi decidono di suicidarsi, la maggior parte delle volte con la stessa arma con cui hanno ucciso la donna con cui condividevano la quotidianità. Generalmente, gli uomini uccidono (nell’ordine) tramite armi a fuoco (spesso legalmente detenute), armi da taglio, mani nude, e infine tramite oggetti contundenti. Un grosso vuoto viene lasciato dai bambini e dalle bambine che rimangono orfan* di madre o di entrambi i genitori.
Uno dei grossi problemi del raccontare i femminicidi è che questa parola spesso non è compresa, e un esempio è il fatto che l’elenco dei femminicidi non è ufficiale. Il numero cambia infatti a seconda dei criteri di rifermento (denunce, sentenze, giornali etc).
Quando parliamo di uomini che uccidono le donne, abbiamo un obiettivo ben preciso: eliminare la narrazione secondo cui le donne “sono uccise” (verbo al passivo), dove l’omicida sparisce, e rimarcare il tipo di rapporto che esisteva tra i due. Questo perché nella quasi totalità dei casi le donne sono uccise tra le mura domestiche e da uomini che conoscevano.
COSA SIGNIFICA (DAVVERO) “FEMMINICIDIO”? Con “femminicidio” intendiamo l’omicidio di una donna in quanto donna. Non si tratta dell’uccisione di una persona di sesso femminile. Si tratta dell’omicidio di una donna che non voleva conformarsi all’ideale classico e stereotipato di donna (madre, casalinga, con figl* e dedita alla casa e alla cura del marito). “Femminicidio” non specifica il sesso della vittima, specifica il MOVENTE.
PERCHÉ SI PARLA DI FEMMINICIDIO Serve un termine specifico perché si deve rimarcare la struttura profondamente radicata nella cultura e nella società. Il femminicidio non è un omicidio isolato, è l’ultimo atto all’interno del ciclo della violenza. Nominare un fenomeno lo rende visibile e quindi reale. L’idea sarebbe riuscire a vederlo per poi smantellarlo.
QUANTE SONO LE DONNE UCCISE?
Dal 2012 al 2016 gli uomini hanno ucciso 600 donne (circa 150 all’anno)
Nel 2017 hanno ucciso 96 donne
Nel 2018 hanno ucciso 137 donne
Nel 2019 hanno ucciso 95 donne
Quest’anno (fino a settembre 2020), gli uomini hanno ucciso un totale di 44 donne. .
La media è “una donna ogni 2 giorni circa”.
COME MAI I DATI NON SONO UNIVOCI?
Non si ha un numero esatto di donne uccise, perché il numero di femminicidi varia in base ai criteri scelti per contarli.
Si conteggiano i fratelli? O solo gli ex partner? E se è il collega di lavoro ad uccidere? Serve solo una relazione sessuale/affettiva per parlare di femminicidio?
Se il femminicida si suicida (come spesso avviene), il processo a suo carico non inizia neanche, per cui i casi di femminicidio rilevati dalle forze di Polizia e dai Tribunali potrebbero essere sottostimati.
CHI (NON) SONO GLI UOMINI CHE COMMETTONO FEMMINICIDIO
Gli uomini NON sono folli o pazzi. Il femminicidio è la conseguenza finale di una serie di violenze (psicologiche, fisiche, economiche, stalking, sessuali) che si sono perpetrate nel corso di anni di relazioni.
L’uomo violento utilizza il paradigma dello squilibrio di potere e della violenza come dinamica relazionale per rimarcare il suo potere all’interno della relazione.
Gli uomini scelgono volontariamente e consapevolmente di attuare dinamiche violente, e le portano avanti nel corso del tempo.
Non c’è correlazione tra disturbi di personalità, dipendenza da alcool o sostanze e violenza.
CI SONO FATTORI DI RISCHIO?
Esiste una correlazione tra violenza contro le donne (e femminicidio) e l’aderenza ai ruoli stereotipati e classici di uomo e donna.
Gli uomini uccidono le donne che vogliono uscire dallo stereotipo. I momenti più pericolosi per una donna sono:
Fine della relazione
Divorzio
Relazione altra da quella intrattenuta con il partner
Gravidanza
Denuncia contro l’uomo
Presenza di un’arma in casa
Spingere a denunciare le donne non è sempre una buona idea, soprattutto se manca una rete di sostegno adeguata.
LE DONNE NON DENUNCIANO
Per poter denunciare un uomo servono le prove ma spesso la violenza non è “evidente”
Spesso le donne non sono credute
Molte donne non riconoscono la violenza nella relazione. Parlano di gelosia, stress etc
Denunciare significa tornare a casa da un uomo che scoprirà della denuncia e che agirà violenza
Raramente gli uomini sono allontanati dalla casa o dalla donna
COSA SERVE PER CONTRASTARE I FEMMINICIDI?
Una conoscenza approfondita delle dinamiche relazionali violente
È necessario credere alle vittime che denunciano
È necessario avere un’ottica di genere. Troppo spesso si “spiegano” questi fenomeni con il senso comune e non con la cultura
Serve una narrazione adeguata delle violenze. I giornali parlano di raptus, amichetti, fidanzati gelosi, mai di violenza.
Serve un supporto istituzionale ai centri antiviolenza
Serve un’educazione alla sessualità e all’affettività che metta al centro il tema del consenso, della parità e della gestione dei conflitti
Serve prevenzione e cultura, non la sola punizione dei carnefici
FONTI:
Analisi delle sentenze di Femminicidio Ministero di Giustizia: https://www.istat.it/it/files/2018/04/Analisi-delle-sentenze-di-Femminicidio-Ministero-di-Giustizia.pdf
Le vittime di omicidio: https://www.istat.it/it/archivio/239321
I concetti di femmicidio e femminicidio: https://unipd-centrodirittiumani.it/it/schede/I-concetti-di-femmicidio-e-femminicidio/368
Maltrattamento e violenza sulle donne vol II – E. Reale
D.i.Re: Donne in rete contro la violenza: https://www.direcontrolaviolenza.it/dati/
Lista dei femminicidi – www.femminicidioitalia.info