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“Ma alla salute non ci pensi?” Pillole di grassofobia e altre storie

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La grassofobia è una dinamica culturale estremamente radicata nella società moderna. È spasmodica la ricerca di un’idea di benessere e peso forma che sia unica e valida per tuttз, a cui tuttз dobbiamo tendere così da poter finalmente essere consideratз piacevolз, capacз e degnз di rispetto.

Dopo così tanta fatica per raggiungere risultati più o meno soddisfacenti, chiunque non sia riuscitǝ nella stessa impresa appare semplicisticamente una persona che manca di forza di volontà, pigra, che se lo volesse di più, alla fine, ce la farebbe.

È quindi impensabile accettare che si possa essere persone felici anche in corpi non conformi. Se così fosse significherebbe che i nostri sforzi sono stati vani e avremmo potuto evitarli.

All’improvviso non solo ci si preoccupa della salute altrui ma si pretende anche di conoscerne l’anamnesi e si finisce col riversare una frustrazione e un’aggressività senza pari nei confronti di chi supera un certo numero di chili.

Ebbene, niente di quello che sin da piccolз ci hanno insegnato in merito è reale: non è vero che basta la forza di volontà per perdere peso, ammesso e non concesso, che dimagrire debba essere il goal ultimo della nostra vita.

Infatti, vi dirò di più, non è assolutamente vero che per essere degnз di amore si debba tendere a quei modelli di perfezione che ci vengono costantemente propinati. Non lo è davvero.

La Grassofobia nella società

La diretta conseguenza di questa impronta educativa è che, sempre più spesso, la nostra società si dimostra manchevole innanzitutto di una buona dose di empatia, pecca di ingiustificata arroganza e – ciliegina sulla torta – è cieca dinanzi al privilegio.

Trovi facilmente nei negozi la tua taglia, a prezzi standard, di modelli di indumenti che non vogliono nascondere il tuo corpo a tutti i costi?

Ti fanno ridere le battute sul peso?

La tua salute fisica non diventa oggetto, ovunque tu vada, dell’opinionista di turno?

Questi sono solo pochissimi esempi di thin privilege cui fanno da contraltare, a seconda dei casi, l’invisibilità e la stigmatizzazione delle persone grasse.

L’essere privilegiatз non è di per sé una colpa. Riconoscere di esserlo non toglie nulla alle nostre battaglie o alla nostra storia, ma è nostra responsabilità ed è necessario farlo. 

La Grassofobia nei dati

D’altronde, sarebbe anche opportuno rivalutare alla luce di nuovi dati, tutto quello che ci è stato insegnato e che crediamo di sapere in materia. Sapevi che nel 95% dei casi le persone che seguono una dieta recuperano il peso in cinque anni, con probabilità maggiori di aumentarlo rispetto a quello iniziale oltre che di sviluppare disturbi alimentari?

Allo stesso modo, l’idea che esista uno standard di salute preconfezionato passante da quanto grasso abbiamo addosso è terribilmente pregiudizievole perché non permettere di guardare oltre il mero dato ed essere obiettivi nelle stesse diagnosi. Questo non significa “negare la salute” ma, per citare la Dott. Veronica Bignetti, significa “promuovere la libera scelta e l’autodeterminazione verso una salute personalizzata”.

Si tratta, a ben vedere, di una materia molto più articolata di quanto possano spiegare poche righe di chi è, essa stessa, una persona privilegiata.

Quindi non smettiamo di educarci, di riconoscere come uniche autorità dell’esperienza soggettiva le persone grasse, non abbiamo paura di guardare ai nostri limiti e di staccarci da quelle che crediamo essere convinzioni monolitiche e assolute. Solo in questo modo potremo costruire una società che sia davvero inclusiva al punto da abbracciare le storie, le battaglie e il vissuto di tuttз. 

FONTI (e approfondimenti consigliati)

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