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Tra religione e omosessualità: uno sguardo all’accoglienza di fedeli appartenenti alla comunità queer

Tra tradizione e apertura: la posizione delle Chiese Cristiane

Una delle sfide più difficili della comunità LGBTQ+ ancora oggi è quella di trovare spazio e identificazione con le coflorida jersey fsu jersey florida state football jersey brandon aiyuk jersey purdy jersey OSU Jerseys purdy jersey florida jersey brandon aiyuk jersey colleges in new jersey johnny manziel jersey College Football Jerseys colleges in new jersey ohio state jersey deuce vaughn jersey nfessioni religiose. Il 13 gennaio 1998, Alfredo Ormando, poeta siciliano, si diede fuoco a Piazza San Pietro, in segno di protesta contro la posizione discriminatoria della Chiesa Cattolica nei confronti della comunità LGBTQ+. Ventisei anni dopo, è ancora necessario riflettere e chiedere maggiore inclusività e diritti per le persone queer. Il 18 dicembre Papa Francesco ha chiarito che potranno essere benedette le coppie dello stesso sesso, ma che tale benedizione non corrisponde ad un matrimonio e che comunque resta il ‘peccato’. Infatti, la Chiesa Cattolica Romana non condanna l’omosessualità per se, bensì i comportamenti sessuali tra persone dello stesso sesso. 

Negli ultimi anni la Santa Sede ha invitato i vescovi a non incoraggiare e, anzi, a prendere le distanze dalle ‘terapie riparative’ portate avanti da associazioni integraliste che si propongono di ‘guarire’ lз fedeli dall’omosessualità. Tale presa di posizione e il recente via libera alle benedizioni delle coppie dello stesso sesso, potrebbero essere un segnale di lieve apertura.

La condanna nei confronti dei comportamenti sessuali non eteronormati, comunque, è comune a molte confessioni cristiane. La Chiesa Ortodossa condanna fortemente sia l’omosessualità sia i comportamenti sessuali non eteronormati , tanto che in passato le persone queer erano invitate a diventare monaci e a praticare la castità. Una posizione altrettanto dura è quella delle Chiese Pentecostali ed Evangeliche, che invitano lз proprз fedeli a rinunciare al proprio orientamento sessuale non eteronormato o non destinato alla procreazione. Vengono inoltre praticate preghiere, esorcismi e terapie riparative. Queste ultime sono comuni anche all’interno della Chiesa Mormone, la quale osteggia fortemente anche il matrimonio egualitario. Infine, la dissociazione è il destino che spetta aз fedeli del movimento deз “Testimoni di Geova” che praticano atti sessuali non eteronormati. Lз fedeli, infatti, ritengono che la Bibbia sia l’unica fonte religiosa a cui fare riferimento. Facendo cenno, in particolare, a passi presenti nel Levitico (20,13), in Romani (1,24-27) e in Giuda (7[6]), ritengono ogni pratica sessuale non eterosessuale o che non abbia come proposito la procreazione, ‘contro natura’.

Una ventata di apertura, invece, è sicuramente rappresentata da alcune chiese protestanti. La Chiesa Anglicana ha abbracciato il matrimonio egualitario e consacra vescovi appartenenti alla comunità LGBTQ+. In Italia, la Chiesa con un orientamento più aperto è sicuramente la Chiesa Valdese, la quale addirittura lotta contro l’omotransfobia e supporta coloro che ne sono statз vittime anche all’interno di altre Chiese. E’ importante ricordare che all’interno della maggior parte delle Chiese sopracitate, in particolare in quelle più ostili, sono nati movimenti di fedeli a sostegno della comunità LGBTQ+. Tuttavia, purtroppo, come abbiamo osservato, la posizione ufficiale è tendenzialmente ostile verso le persone queer. 

Eteronormatività: il paradigma comune delle religioni monoteiste

Il cristianesimo, ad ogni modo, non è l’unica religione che stenta ad accettare lз fedeli non eterosessuali. Anche lз fedeli dell’ebraismo si affidano al libro del Levitico e la posizione deз ebreз ortodossз è molto dura. Negli ultimi anni, tuttavia, altre branche dell’ebraismo si sono dimostrate più aperte: i movimenti ricostruzionisti e riformati americani supportano la comunità LGBTQ+ anche ordinando rabbini transgender e includendo la comunità LGBTQ+ nei loro programmi scolastici. Ultimamente persino l’ebraismo conservatore è a favore del matrimonio egualitario.

Un’interpretazione errata (secondo molti studiosз e attivistз LGBTQ+) di alcuni versetti del Corano è ancora oggi motivo di grave pericolo per le persone queer musulmane che vivono in alcuni Paesi dove la religione è una forma di controllo biopolitico. Secondo questa interpretazione della shari’a (letteralmente ‘giusta via’), ossia l’insieme dei principi morali islamici, i rapporti sessuali non eteronormati sono severamente vietati. L’ Homophobic Climate Index del 2017 ha evidenziato che la qualità della vita delle persone LGBTQ+ è peggiore proprio nei Paesi dove la shari’a (così interpretata) è anche la legge che regola l’apparato statale: al primo posto vi è l’Afghanistan, dove il ritorno al potere deз Talebani nel 2021 ha ulteriormente peggiorato la vita delle persone queer del Paese; non meno tragica è la situazione in altri stati a maggioranza islamica, nei quali i rapporti sessuali omosessuali sono puniti con la pena di morte: Nigeria, Somalia, Mauritania, Uganda, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Yemen, Iran e Pakistan. 

Induismo, Buddhismo e omosessualità: tra queerness e rispetto degli altri

A differenza della dottrina cristiana, il pensiero indù non condanna il piacere sessuale. Sebbene i testi indù non parlino espressamente di sesso omosessuale, vi è la distinzione tra procreativo e non-procreativo: esso, dunque, è generalmente accettato solo all’interno del matrimonio eterosessuale. Dal momento che non vi è un’autorità induista centrale, la posizione dei diversi gruppi indù può variare: i rapporti sessuali omosessuali possono essere o totalmente condannati o, anzi, considerati ‘benedetti dagli dei’. Infatti, non solo il pantheon indù è ricco di divinità che oggi definiremmo gender fluid, ma anche nel Kāma Sūtra sono descritti rapporti omosessuali. 

Differente è invece il pensiero buddhista, che raccomanda aз suoз fedeli di seguire i cinque pilastri fondamentali: non uccidere, non rubare, non mentire, non avere una condotta sessuale irresponsabile (ossia che nuoce a sé stessi o agli altri) e non assumere sostanze intossicanti. Nei suoi discorsi il Buddha non si è mai espresso sulle relazioni sessuali non eteronormate, di conseguenza gli studiosi ritengono che esse non siano stigmatizzate, purchè condotte nel rispetto delle persone coinvolte.

Il vento dell’inclusività sta soffiando, ma non ovunque

Sebbene le religioni e le filosofie non si esauriscono in quelle sopracitate, da questo breve excursus si evince che le persone queer appartenenti alle comunità religiose stanno vivendo un momento storico molto particolare: le persone e le comunità religiose si trovano al crocevia tra tradizione e inclusione, sfidando i preconcetti e spingendo a rivalutare gli insegnamenti e le interpretazioni religiose nel contesto dei diritti LGBTQ+. Da un lato negli ultimi anni sta soffiando un forte vento di cambiamento, in grado di far nascere movimenti di supporto anche all’interno dei gruppi più ortodossi e conservatori; dall’altro, invece, in molti Stati i membri della comunità LGBTQ+ possono incorrere in diverse violazioni dei loro diritti umani perché il loro orientamento sessuale non coincide con i precetti religiosi. In definitiva, il viaggio verso l’inclusività è ancora lungo e richiede uno scambio aperto di idee, sfidando gli stereotipi e trascendendo i confini della fede e dell’orientamento sessuale. La speranza di Eduxo è che il vento dell’accettazione possa spazzare via ogni pregiudizio, aprendo le porte a un mondo in cui tuttз possano trovare un rifugio spirituale senza compromettere la propria identità.

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