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Un film d’animazione che dovresti guardare…

Kung Fu Panda

Il cinema è come uno specchio magico: ci puoi cascare dentro, puoi guardarne il contenuto, la forma, il modo in cui è fatto e quello in cui si muove. Puoi decidere di sparire dentro di esso o restare fuori ad osservarne i contorni.

In ogni caso il cinema cattura la tua attenzione, proprio come la cattura lo specchio.

Attenzione deriva dal latino attendĕre: “volgere l’animo a qualcosa”.  

Po rivolge l’anima a sé stesso ed è proprio per questo che diventa il guerriero dragone. Moltз si saranno immedesimati in Po, ma il punto non è diventare il guerriero dragone: il punto principale è la strada per arrivare a sentirsi un guerriero dragone. 

Il film inizia con il protagonista che combatte con furore contro lз nemicз della valle. Insieme a lui ci sono i cinque cicloni allenati dal maestro Shifu: Tigre, Mantide, Gru, Scimmia e Vipera. Il saggio è la tartaruga Oogway che sceglie Po come guerriero dragone protettore della valle. 

Peccato per lui che tutto questo sia solo un sogno. Il panda, infatti, si sveglia di soprassalto e l’unica voce che sente è quella del padre che lo incita a svegliarsi per un’altra interessante e divertente giornata di lavoro al ristorante. Po non è il guerriero dragone, bensì un grasso e affamato panda che aiuta il padre a portare avanti il ristorante e serve ai tavoli la famosa zuppa di spaghetti.

Il film ci mette davanti il protagonista che fa a pugni tra il sentire i suoi bisogni e la realtà che hanno costruito attorno a lui e che probabilmente non è fertile per coltivare i suoi desideri. 

Po non è felice di vendere spaghetti e vorrebbe un destino diverso per sé stesso. È intimidito dalla paura di ferire il padre che tanto ama il suo mestiere e che, a sua volta, gli ha confessato di aver rinunciato ad aprire un ristorante di tofu per non deludere suo padre (il nonno di Po) che invece cucinava spaghetti. Una colpa che si trasmette di generazione in generazione, un errore che pesa sulle spalle del panda.

Qualcosa di nuovo sta per arrivare. Il famoso evento che si sta per tenere viene pubblicizzato con locandine in tutto il villaggio: Oogway sceglierà lə nuovə guerrierə dragone. 

Po è sbigottito e felice della notizia e vuole assistere a tutti i costi alla cerimonia. Ma viene riportato drasticamente con i piedi per terra dal padre che invece è felice perché avrà più clienti per la festa che si sta per tenere. 

Po ha un grembiule addosso, deve ripulire tutto per la sera, non può lasciare il padre e deve presidiare la cerimonia fuori dal tempio perché deve assolutamente vendere spaghetti. Con il carrellino pieno di spaghetti si avvia verso il suo infelice destino. Ci sono milioni di gradini da salire e con il carretto dietro sarà impossibile farlo. Decide quindi di lasciarlo andare e arrivare sino in cima. 

Po lascia andare il suo passato pieno di doveri, qualcosa che riconosce essere un ostacolo tra ciò che è e ciò che vuole essere. 

Questo è il primo passo da fare per cambiare le cose, come Po: accettare che qualcosa che stiamo facendo rappresenta un peso per noi e ci blocca in un ruolo che non ci appartiene.  

Diventare il guerriero dragone non è stato semplice. Il protagonista combatte con tutto sé stesso contro molte barriere che si era costruito, fin tanto da cambiare prospettiva su ciò che di lui riteneva un difetto: il cibo. Il cibo è proprio lo strumento che il maestro Shifu usa per invogliare Po ad imparare il Kung Fu.

La figura del maestro è indispensabile. Per quanto si possa cambiare prospettiva autonomamente e individuare i propri bisogni, è pur vero che senza un maestro, un saggio capace di guidare, il percorso potrebbe essere molto più difficile da attraversare. 

In questo caso il padre di Po non è un buon maestro, in quanto per la troppa protezione blocca il figlio in una gabbia senza filtro d’aria.

Alla luce di tutto ciò come farà Po a diventare il guerriero dragone e battere il terribile Thai Lung?

Gli elementi sono tutti certamente a sfavore del panda. Il padre non crede nelle sue potenzialità, il maestro è dubbioso e i cinque cicloni ironizzano sul suo aspetto fisico. Po sembra non avere talenti visibili a parte uno: la grinta.

Credere nelle proprie capacità e avere un maestro guida sicuramente aiuta a capire ciò che è giusto in quel momento, ma solo questo non basta. Il credere deve essere catapultato nella realtà in forma pratica e quindi in azione. Po in questo ci insegna che sacrificio e dedizione portano a risultati importanti, nonostante tutto il mondo possa remarti contro. 

La cinematerapia fa parte della grande ed eterogenea famiglia delle arti terapie e si avvale di uno strumento particolare: la potenza delle immagini. 

C’è bisogno di fare una precisazione: mentre il cinema nasce come strumento di puro intrattenimento e in alcuni casi a scopo consolatorio, la cinematerapia non ha l’obiettivo di consolare nessuno, bensì di utilizzare le emozioni grezze che scaturiscono dalla visione del film in modo da poterci lavorare sopra e stimolare con l’aiuto də terapeutə processi di auto-aiuto.

Facciamo un po’ di storia: molti degli antichi riti sumeri e greci venivano svolti all’interno di grotte. In questo caso, le grotte avevano l’accezione di luogo buio in cui l’individuo sottoposto a rituale poteva ritrovare la luce.

Nei riti di guarigione lə devotə, untə con oli profumati, pazientava nel fondo di una grotta aspettando l’illuminazione delle divinità. Altrз invece camminavano per giorni nel buio delle grotte alla ricerca del cuore della terra. Anche nel cristianesimo troviamo esempi di “grotta salvifica”, come la basilica di Costantinopoli che i fedeli usavano abitualmente come luogo in cui incontrarsi di notte e aspettare la grazia dei santi.

La cinematerapia, in sostituzione alle grotte, utilizza le sale cinematografiche e/o i luoghi chiusi e bui in cui la nostra mente si dimentica del tempo passato e presente, proiettandosi verso una nuova visione di conoscenza inconscia rispetto ai nostri nuclei emozionali. 

Quanto detto è per sottolineare come la pratica della cinematerapia sia un vero e proprio viaggio, che parte dal luogo buio e silenzioso delle sale cinematografiche e dall’atmosfera soft che si viene a creare prima e durante la visione di una pellicola. 

Il buio, infatti, permette un alto grado di coinvolgimento da una parte e di dissolvenza di vissuti dall’altra, come se in quel momento ci si trovasse in uno stato semi-alterato di coscienza. 

Oltre all’utilizzo di uno “spazio catartico”, la cinematerapia si avvale anche di un altro importantissimo elemento di recente scoperta: i neuroni specchio. 

La corrente scientifica italiana è molto orientata allo studio dei neuroni specchio durante l’esperienza estetica del cinema. Scoperti tra gli anni 80 e 90, lз ricercatorз dell’università di Parma provarono che i neuroni specchio sono una particolare classe di neuroni che si attivano sia quando si compie un’azione sia quando la si osserva. Vengono chiamati neuroni specchio in quanto rispecchiano ciò che viene osservato nella mente dǝ spettatorǝ. In parole povere, è come se fosse lǝ osservatorǝ stessǝ a compiere l’azione vista attraverso un film.   

Aǝ spettatorǝ sembra di vedere proiettata la sua stessa emozione e, di conseguenza, questa sensazione attiva particolari reazioni corrispondenti. Le emozioni dз spettatorз sono realmente ed effettivamente proiettate sullo schermo: gioia, tristezza, paura, rabbia e disgusto. In qualche modo, il cinema assolve perfettamente il compito di unǝ terapeutǝ: ri-narrare la nostra storia.

Se i neuroni specchio permettono di sentire azioni, emozioni, percezioni che si visualizzano su di uno schermo come se fossimo noi i protagonisti della storia, si può usare questo nuovo bagaglio appreso ed utilizzarlo effettivamente nella vita reale?  

Se Po si libera del suo carretto di spaghetti per raggiungere il tempio e diventare un guerriero dragone, ci si può immedesimare in lui e imparare nuovi modi di comportamento? Sì, ma guardare non basta per cambiare.

Nel 2017, presso l’Università di Istanbul, è stata condotta una ricerca su un gruppo di 6 partecipantз adultз con problemi relazionali verso sé stessз, lз partner e il nucleo familiare. 

Durante i mesi di terapia di gruppo, sono statз sottopostз alla visione di film specifici che affrontano tematiche a loro affini.  Nel corso delle discussioni post film, lз terapeutз e lз ricercatorз hanno osservato che gli individui avevano appreso nuove strategie di coping e prospettive con cui vedere i loro problemi relazionali grazie all’identificazione con i personaggi e con la storia.

I risultati di questo studio suggeriscono che la sola visione dei film non induce cambiamenti.

Tuttavia, tenere discussioni terapeutiche volte ad approfondire le connessioni percepite tra il film e i problemi di relazione deз partecipantз consente loro di passare attraverso le fasi terapeutiche teoricamente attese per indurre il cambiamento:

  • fase di visualizzazione (l’individuo si prepara ad accogliere un contenuto, prestare attenzione);
  • fase di identificazione (l’individuo riflette le proprie difficoltà sui personaggi);
  • fase di catarsi (trova somiglianze tra le proprie circostanze ed emozioni e quelle dei personaggi);
  • fase di discussione (riflessioni e collegamenti tra le somiglianze e le differenze delle proprie circostanze con quelle del personaggio. Approfondimenti su possibili nuove prospettive da prendere in considerazione per affrontare i problemi).

L’effetto del cinema su di noi ha lo stesso effetto delle parole della tartaruga Oogwai a Shifu:

“La tua mente è come quest’acqua, amico mio: quando viene agitata diventa difficile vedere, ma se le permetti di calmarsi, la risposta ti appare chiara.” 

Fonti:

  • Iori V., Guardiamoci in un film. Scene di famiglia per educare alla vita emotiva, Milano, Franco Angeli, 2011. 
  • Ciappina G., Capriani P., Manuale di cinematerapia, Roma, Istituto Solaris, 2007. 
  • Gallese V., Guerra M., Lo schermo empatico: cinema e neuroscienze, Milano, Raffaello Cortina editore, 2015. 
  • Sine I,Gencoz, F. Use of cinematherapy in dealing with relationship problems, The arts in Psychotherapy, v.53, 2017.
  • https://www.youtube.com/watch?v=4poQerUToSE&ab_channel=Psicologia-LucaMazzucchelli

http://www.cinematerapia.it/

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